Noi, le primine della nuova era Milf

Premesso che ho iniziato ad apprezzare l’aggettivo Milf e forse un po’ anche ad amarlo, credo in assoluto che Oscar Wilde avesse perfettamente ragione: meglio che se ne parli, anche male, piuttosto che s’ignori. Francamente, detto tra noi, fino a una ventina di anni fa, chi se le filava le quarantenni, era un po’ il passaggio dal paradiso dei vent’anni al purgatorio dei trenta fino al dimenticatoio degli Anta.. Dopo i 35, da donna iniziavi a non cambiare canale quando passava la pubblicità delle Valleverde e ad apprezzare quelle belle cotolette marroni ai piedi, evitavi di girarti tutte le volte che sentivi fischiare, conscia ormai del fatto che era solo per insultarti avendo parcheggiato male finendo poi ad aspettare come un krumiro sulle strisce pedonali sperando che qualcuno si fermasse per farti passare… una silente accettazione dell’essere fuori dai giochi: l’arbitro fischia il cambio e tu lasci il campo tra gli applausi… bene scordatevi tutto questo… Per il maschio odierno siamo, come dire, tizzoni ardenti che camminano, acrobate da circo pronte a volteggiare ancora al primo filo tirato…non pensiate che sia facile per noi che siamo un po’ le pioniere di questa categoria, essere caricate di tutte queste aspettative maschili, senza avere precursori non è affatto facile, noi che facevamo il countdown compiuti i trenta, anche con un po’ di malinconia è vero, ma che mai ci saremmo aspettate di dover rifare tutto da capo. Anche perché mica è facile portare in giro natiche e faccia da quarant’anni ora che la moda crudelmente ha abolito jeans abbondanti e trucco pesante; è un po’ come far entrare un elefante in una cristalleria, un passo falso e crolla tutto …Come si diventa Milf? Semplice, scarica un bambino qualsiasi anche non tuo, davanti a un istituto scolastico, passeggia con le amiche e pargoli a seguito, sorseggia un aperitivo con un gruppetto di coetanee, in cui almeno una indossa un capo maculato ed il gioco è fatto… ti accorgerai che gli sguardi rivolti dai giovani Casanova non sono più quelli di un figlio verso un’ipotetica madre, ma di un preda che si abbandona al proprio cacciatore… sono volpi che si buttano a capofitto nella tagliola, i loro sguardi insinuano “ok hai vinto, fai di me, ciò che vuoi, ma ti prego non farmi male” e l’unica cosa a cui tu pensi è che forse dalla fretta di uscire non ti sei manco lavata i denti… Scordati tuta cenciosa, scarpe con punta tonda, capelli spettinati e aspetto sgualcito, sei la loro icona sessuale, glielo devi. Preparati ad avere richieste di accoppiamento da chiunque abbia superato i vent’anni, persino dal figlio del tuoi ex …..per un attimo ci puoi pure riflettere assaporando il fatidico giorno in cui lui vorrà presentarti alla famiglia e tu, presentandoti al pranzo di Natale, chiamerai “mamma” lei, quella lei… . Quindi ora ci ritroviamo ragazze ventenni perennemente in scarpe da ginnastica con aspetto trasandato e quarantenni taccate pronte per camminare nel foyer della Scala come sul tapis roulant del centro commerciale; uomini quarantenni che ci ritengono vecchie ed escono con le ragazzine e ragazzini che corteggiano quarantenni, non va più di moda accoppiarsi coi propri coetanei e mi domando come possa avere una normale vita sessuale un trentenne single oggi, trovandosi in mezzo a questo fuoco incrociato: attenderà mesto l’evolversi di nuove mode o si butterà nel turismo sessuale? C’è un lato positivo però in tutto questo: la concorrenza tra Milf non è poi così agguerrita, la panterona con panza in vista e stivaloni in pvc del River Club è facilmente abbattibile con un po’ di gusto misto a sobrietà e la donnina bon- ton più accollata di un’orsolina è scalzabile con un tocco di malizia in più. Insomma una Milf equilibrata, in effetti, concordo, ha ancora il suo perché.

Non aprite quella porta….

In sintesi: ti suonano il citofono alle 9 della domenica mattina, ti alzi e afferri l’abat jour credendo fosse il solito kamikaze religioso, apri la porta con lo stesso sguardo insanguinato di Carrie e ti vedi un ragazzo con in mano uno splendido bouquet di fiori. Molli all’istante il suppellettile, cerchi di aggiustarti il pigiamone e gli vai incontro scusandoti per l’abbigliamento poco consono vista la situazione. Scuoti un po’ la testa in segno di imbarazzo e di commozione, un misto tra “il non dovevi, chi sono io per meritarli e ti prego, non inginocchiarti, non è il caso..” Apri il cancellino e ti dice “ciao, potresti darli a Serena?”. E aggiungo che manco la conosco sta Serena…

L’importante è la salute, la mia…

Faccio già fatica a compiacere quelli a cui piaccio, figurati cosa me ne frega di quelli che non mi sopportano.
Si arriva ad un punto in cui ti viene detto “sai a quello stai sulle palle” e tu non sai nemmeno chi sia. Forse un giorno mi sarei chiesta almeno il perché, ora me ne frego altamente, il problema è suo, non mio.
Ricordatevi che di vita c’è n’è una, che crediate o meno ad un mondo ultraterreno, sarete voi e solo voi responsabili delle vostre scelte, nessuno pagherà per i vostri errori, anzi, vi ritroverete persino a pagare per gli errori degli altri. Quindi non permette mai a nessuno di svilirvi, di farvi perdere la fiducia in voi stessi, di criticare la vostra vita senza aver passato nemmeno un’ora dentro le vostre scarpe. La maggior parte della gente è cattiva per partito preso e infelice perché vive una vita non sua. Chiunque si estranei dalla massa va abbattuto a fuoco ravvicinato affinché altri non possano seguire il suo esempio e ribellarsi. Se fosse realmente una società sana quella in cui viviamo, non ci ritroveremmo ad ammazzarci per una partita di calcio o ad abbandonare bambini appena partoriti nei cessi degli autogrill. I più grandi insicuri tendono a fare la voce grossa coi più deboli, dove vedono uno spiraglio, affondano senza pietà. E non c’è bisogno di uscire di casa imbracciando un Kalashnikov e compiere una strage, basta imporsi e far valere le proprie ragioni. Si sa che, le battaglie che sicuramente perderai, saranno quelle che non hai nemmeno tentato di affrontare.

Sconosciuti che ci mancheranno

E poi ci sono loro, gli sfiora vita. Ce ne sono di tanti tipi, diversi tra di loro ma tutti allo stesso modo importanti. Sono quelle persone che incontri brevemente nella tua vita, sconosciuti che si girano ed iniziano a parlarti, così, per fare due parole, oppure per alleviare l’attesa di un’interminabile coda; sono anche quelli che ti hanno fatto ridere magari facendo una battuta ad alta voce o altri che ti vengono in soccorso per sbloccare una macchinetta. Uomini o donne con cui fai un breve tratto insieme in treno. Sconosciuti con cui condividere momenti della tua vita e che quando lasci, saluti come fossero i tuoi migliori amici senza nemmeno conoscere il loro nome. E ti giri persino indietro sorridendo, perché in fondo, seppur follia, un po’ ti mancheranno.

Falsi e fatti pure male

Non capisco ancora bene il meccanismo per il quale la gente crea falsi profili su facebook, ma dopo un paio di annetti qui dentro, mi sento di dichiarare quanto segue:

su 10 nick farlocchi qui in facebook, 5 sono uomini camuffati da donne che mandano messaggi hot a vere donne per scoprire se hanno tendenze lesbiche.Il perché ed il per come mi sfugge, ma lo scoprirò presto vista l’immane collezione che mi ritrovo, dalla brunetta casa e chiesa alla biondona vamp.. che se proprio dovessi darvi un consiglio spassionato, cercate almeno di staccarvi dai due stereotipi, che non è così ovvio che io mi voglia ritrovare una mia gemella siamese ma nemmeno una sciatta col mollettone…suvvia al prossimo che si impegna seriamente, giuro gli rispondo.

3 sono di donne che si fingono altre donne, maiale che più maiale non si può, per scoprire se il proprio partner fa lo scemo con le altre. Ma mica gli scrivono ciao come stai, macché, via di turpiloqui spinti dove il più innocente è “prendimi ora sul comodino” offendendosi subito dopo nel constatare che il proprio lui ne è piacevolmente felice. Non capisco cosa ci si potesse aspettare come reazione, tipo mi fai schifo brutta tettona? Pussa via figona in perizoma e calze a rete? Quando si dice che ve la cercate però ma soprattutto, quando si dice che gli uomini credano ancora ai miracoli..

1 solo, poveretto, è un uomo che tenta di fare la stessa cosa con la propria donna, ma gli esce malissimo, beccato due nanosecondi dopo. Anche perché per far cadere una donna in trappola, non si può puntare dritto al sesso come si fa con gli uomini, bisogna lavorarsela ai fianchi per mesi: mandarle messaggi carini, faccine con occhioni a cuore, interessarsi al suo lavoro, alla famiglia, mettere più mi piace possibili su link melodrammatici, commentare dicendo cose intelligenti…alla fine un uomo, che fa già fatica a farlo seriamente, desiste e spera persino che lo faccia qualcun altro al posto suo.

E l’ultimo, il più sfigato fra tutti è lui: il padre di famiglia, il perfettino sociale che si trasforma in uomo cattivo, volgare ai massimi livelli. E’ il classico represso che usa il nick per offendere, mandare messaggi minatori e commentare pesantemente tutto il commentabile, persino il nuovo gusto amarena della gelateria sotto casa. Si iscrive a 3000 gruppi e non gli importa di cosa si parla, lui entra e manda a cagare tutti, poi torna a casa e scende a buttare l’immondizia mentre accompagna la suocera a fare la pedicure.

Donne incidentate

Si era trovata nella stessa situazione troppe volte; alla fine capì che non era il destino a voltarle le spalle, ma lei a costruirselo sempre uguale.
Perché un fattaccio, una complicazione ci sta, è nello svolgersi naturale della vita che ti fa inciampare per insegnarti come ci si rialza.
Ma quando, come una catena di bicicletta, si continua a ripercorrere lo stesso ciclo, pur cambiando tempi e attori, si comprende che la vita complicata la si vuole, non la si subisce.
Sai quante volte si sarebbe potuto avere una vita serena e appagante se solo la si fosse voluta?
La sfortuna non esiste, esistono solo scelte azzardate, momenti sbagliati o voglia perenne di sentirsi vivi.
Perché ci sono persone che nascono per vivere emozioni forti, che non seguiranno mai la strada più semplice, perché la semplicità stufa presto: se riesci ad unire i puntini con una linea retta, che senso ha allora essere nati con i cinque sensi senza poterli usare mai?
E quindi si sceglie di giocare partendo dal livello più difficile perché si sa già all’inizio che quello facile ovviamente si supererà; meglio scontrarsi con un’alta probabilità di perdere assaporando il desiderio di un’unica possibilità di vincita stremata.
E non si può giudicare la vita di queste persone sempre in tormento osservandola seduti quieti sul vostro bel divano ad angolo, con i sensi sopiti ed il telecomando in mano. Non siete nati dallo stesso grembo, a voi hanno inculcato che nella vita si necessita di tranquillità e ci avete creduto, avete barattato la vostra indole per un futuro certo senza scossoni nè allarmismi.
Avete preferito svegliarvi con la certezza del domani costruita sul vostro ieri, ma soprattutto, vi hanno convinti di poter controllare gli eventi eliminando gli imprevisti, sopendo gli impulsi e agendo solo per atti di razionalità pura.
Vi siete mai chiesti però, quanto tutto questo vi sia costato in termini di desideri inespressi e sogni rinchiusi nel cassetto?
Facile per voi, che siete la maggioranza, esprimere trionfanti “ben le sta, se l’è cercata d’altronde”. Sì in effetti, avete ragione, se l’è andata a cercare, ha messo tutto in discussione e questa è la fine che fanno quelli che non si rassegnano al male minore: se c’è da soffrire, lo vogliono fare alle grande.
Comunque, non siate così certi che una vita tranquilla e agiata vi renda individui migliori; prendete gli animali ad esempio: alcuni vivono una vita in libertà e altri in cattività. Ora immaginate un cancello chiuso tra di essi. È chiuso per non far entrare i primi o per non far scappare i secondi?

Maledetto il giorno che l’hai incontrato?

In fila al supermercato.
Una signora dietro di me risponde al cellulare, si intuisce che è il marito. Sono le 19.20.
Probabilmente lui la chiama dal fisso, perché si sente la gioia con cui gli risponde scoprendolo già a casa.
Poche parole e dall’entusiasmo si passa alla delusione. Lei gli elenca tutte le cose buone che si appresta a pagare, la cenetta che pensa di cucinargli e la fretta con cui arriverà a casa, visto che sarà pure affamato. Ma il tono si smorza dopo poco.
Lei inizia a risponde con monosillabi “a vai in palestra? Non puoi aspettarmi a mangiare? Va bene, fatti la carne impanata, ok se torni tardi, prendi le chiavi”.
Facile intuire che la chiamata fosse solo per assicurarsi che la carne in frigor fosse ancora commestibile e un breve avviso nel caso lei volesse cucinare pure per lui.
Se io che manco mi sono girata per guardarla, ho palesemente percepito il suo dolore, perché un marito no? Come ci si può sposare con una persona che non capisce dal tono di voce quanto male possa provocare una delusione? Quanto può essere duro non pronunciare apertamente il proprio stato d’animo e rassegnarsi a cenare da sola?
Voi direte, beh che esagerazione, per una cena saltata e da cinica potrei pure dirlo, ma stavolta no; fossi stata io il marito, mi sarei inventata una scusa banale, tipo male di testa e l’avrei richiamata.
Inutile dirvi che il cellulare non è più squillato.
Ho sempre capito pochissimo in fatto di matrimoni, ma una cosa è certa, di delusioni così per i miei gusti, ce ne sono fin troppe di questi tempi.