Mi scuso subito con gli addetti ai lavori per questo articolo, spero possiate comprendere che sto affrontando l’argomento da semplice spettatrice e che non mi balena minimamente nella testa il fatto di rubarvi il lavoro né tanto meno di passare per quella preparata in materia di assunzioni o profili psicologici.
Diciamo che voglio solo portare la mia testimonianza a riguardo.
Piacerebbe molto anche a me che quelli non esperti di vendita mostrassero la stessa mia ignoranza nel suddetto campo ma molte volte questa cortesia, non mi è ricambiata.
Amen, viviamo in un mondo di tuttologi e qui ci tocca stare.
Ieri ho partecipato ad un seminario dello psichiatra criminologo Massimo Picozzi e una parte di esso, era proprio dedicata a questo argomento.
Pensate, nonostante la percezione dica l’esatto contrario, i crimini violenti sono drasticamente crollati e molti profiler, scomparendo soprattutto la figura del serial killer, si sono dovuti trovare un ripiego per tirare a fine mese, Quantico incluso eh.
Ora, Picozzi ha tentato di chiedere alla platea quale potesse essere secondo noi un altro losco figuro che potesse ammazzare quanto e più di un serial killer escludendo i mass murderer, ma proprio non ci siamo arrivati.
Quando uno dalla sala ha detto le banche, c’è stato un mezzo ammiccamento da parte dello psichiatra ma non erano nemmeno quelle.
La risposta corretta è stata i crack finanziari.
Calisto Tanzi ha ucciso più di Donato Bilancia e Gianfranco Stevanin.
E qual è quella figura professionale che più si avvicina ad un profilo psicopatico? Il top manager.
Ora, facciamo una premessa.
Lo psicopatico nella sua etimologia, altro non è che una persona che non sa provare emozioni.
Pietà, amore, compassione se ne vogliamo citare 3 come esempi.
Lo psicopatico inoltre, ama torturare gli altri, si nutre del dolore altrui.
Quando questa figura non si dovrebbe assumere?
Quando questa sua psicopatologia sia talmente grave da non riuscire a porvi un freno: efficace e risoluto sì, manipolatore e cinico nì, perfido e torturatore no.
Facciamo questo esempio (in realtà l’ha fatto lui eh, io sono bionda, faccio già fatica con la tabellina del 9)
Un top manager medio percepisce circa 600 mila euro di compenso l’anno.
Un contratto tipo di un top manager prevede che in caso di allontanamento, gli si debbano versare almeno 3 annualità.
Se ne devi lincenziare uno quindi, non in grado di fermarsi perché in quella posizione sta assaporando tutto il gusto di essere dispotico, tirannico, senza remore o morale, assetato del sangue altrui più che del benessere aziendale, oltre alle cause sindacali che ti avrà sicuramente sollevato, ti toccherà sborsare quasi 2 milioni di euro e l’esempio è ancora riduttivo rispetto ai floridi stipendi che circolano nel top management.
Quindi i profiler hanno iniziato ad abbinare alla loro normale funzione di intercettatori di malviventi, quella di scopritori di talenti ma potenziali pazzi fustigatori, quelli che hanno successo forse proprio per questa loro indole fredda e calcolatrice.
Solo ieri ho capito davvero la funzione basilare di un bravo e scaltro recruiter, che non si basa solo sullo scegliere il meglio per l’azienda in quel preciso momento ma evitare poi che il danno superi di gran lunga l’investimento iniziale, sia economico che di risorse umane, anzi, soprattutto delle seconde.
Dai il potere in mano alla persona sbagliata e quello lo userà per distruggere gli altri.
Mi incenso il capo, ammetto la mia ignoranza e chiedo venia, molte volte ho creduto che il recruiter servisse solo ad una cernita iniziale, uno sfollapersone che disperdesse i meno qualificati e radunasse i più titolati, mai gli avevo attribuito questa funzione da ispettore Poirot ma visto i casi di suicidi legati a pessime gestioni da grandi professionisti, meglio riconoscere il valore e sperare che vengano scelti con i dovuti criteri, anche psicologici.
Infine Picozzi conclude con questa riflessione: tutti i direttori, i capi, i dirigenti hanno in loro un po’ di questa psicopatia.
Chi riesce ad emergere, spesso lo fa sulla pelle altrui, non disdegna un mors tua e un vita mea e gode più del potere acquisito che del denaro accumulato.
Diciamo che il piacere del dominio sia il primo campanello d’allarme.
Quanti di noi allora hanno avuto a che fare con un superiore psicopatico?
Con uno che solo per il piacere di dominarti, ti chiedeva di fare cose deplorevoli o non perdeva occasione per umiliarti?
Quanti sono stati licenziati da uno che in faccia aveva stampato un bel sorrisino?
Quanti invece si riconosco un po’ psicopatici ma si giustificano dicendo che sul lavoro sia corretto non lasciar spazio all’emozioni?
Se fossimo tutti ora selezionati da uno come Picozzi, verremmo ancora scelti?
Bah, chissà.