Il problema non è il pianoforte, ma tu che lo suoni da cazzo.
Adesso basta, so’ 2 anni che dalla canzone della Barilla e non ti schiodi, che durante le feste provi a fare quattro note in più e le sbagli pure.
Ma, io mi dico, passi il pianoforte, passino i 48 decibel che mi arrivano dritti sopra la mia camera da letto, passi il fatto che sembri una matta che azzanna i tasti ogni dieci minuti, ma una cazzo di lezione la vogliamo prendere o no???
Perché l’ho capito sai che te lo sei fatto comprare per sfogarti mica per diventare la nuova Schumann, per buttartici sopra con la stessa voracità con cui ingoi un Tiramisu appena scongelato, che ti serve per non impazzire, ma così do fuori da matta io.
Hai detto che sono le bambine che ti scappano in sala e ci giocano, ma io so che in realtà sei tu e ti vergogni a dirlo.
Perché cara mia, io che mi becco tutti i tuoi strimpellii so che lo fai quando le bambine sono a scuola o al pomeriggio prima di andarle a prendere o alle 19 prima di cucinare, so che ti chiudi di là e per dieci minuti tiri giù Sansone con tutti i filistei, ma adesso basta.
Durante le festività, purtroppo, questa tua nevrosi aumenta spaventosamente e il nervoso con cui pigi su quei tasti, la mancanza assoluta di orecchio musicale e anche un po’ a sto punto di artrosi alle dita, rendono le mie ferie da Tso.
Per curare te, mi incazzo io.
Qualcuno te lo deve pur dire: fai letteralmente cagare diciamocelo francamente, sai che dopo due anni, anche un sordo saprebbe suonare meglio di te, anche un focomelico con le gambe ed un pinguino col becco quelle 12 note le avrebbe imparate. Tu invece, arrivi alla terza e zac, sbagli, la rifai, arrivi alla settima e sdeeeng la canni e così per ore, ore e ore, fino a quando scevra di tutto quello che avevi dentro, torni di là e ricominci la tua vita perfetta da casalinga felice e appagata.
Un giorno salgo e ti faccio vedere che l’ho imparata io, giusto per farti capire quanto puoi essere scema e negata tu.
Mi sono detta, per due Natali di fila, Elena fai la brava, fai la buona, prova a capire che questa donna ha solo il pianoforte come valvola di sfogo, prova ad immedesimarti nella sua vita palesemente infelice e sii comprensiva, trattieniti e cerca di percepire il dolce e soave suono di un pianoforte pizzicato.
Ma quale pizzicato! Oggi sembrava ci stessi seduta sopra e suonassi coi gomiti.
Non puoi frantumare le palle a tutto il condominio, a sto punto comprati una tromba e soffiaci dentro i polmoni, un djembé africano e spaccati tutte le articolazioni a forza di picchiarci sopra, ma almeno sfogati una volta per tutte e non ci pensiamo più.
Oppure separati e ritrova il benessere mentale, dai in adozione le figlie, scappa con l’idraulico, chatta col marito di un’altra, ma basta con questa tortura, tua ma soprattutto mia.
Oggi mi è scappato finalmente un urlo spaventoso rivolto al soffitto, un “mi hai rotto le palle, curati seriamente!!!” E tu che hai fatto? Hai smesso di suonare subito! Vedi che non hai avuto dubbi sul fatto che stessi parlando con te? Con 20 famiglie che vivono qui, 4 sul mio piano, 4 di sotto e 5 sul tuo, tu hai capito che quella malata eri tu, allora “ce ‘o sai eh”?
Giuro, finite le ferie mi compro una zampogna così la trovo scontata e mi metto sotto la tua camera a suonarti le canzoncine di Natale fino a Pasqua, poi attacco con Maledetta primavera fino a giugno e poi con Luglio col bene che ti voglio fino ad ottobre e ricomincio, così per anni ed anni. Voglio vedere tutto il tuo presepe, comprese le pecorelle ed il pastorello, scendere e chiedermi pietà.