Il cabaret visto come allegoria della vita

Vado a vedere il cabaret a Milano.
C’é un comico veramente eccezionale, mi piego dalle risate per tutto il tempo. Quel tipo di comicità che io adoro, fatto di espressioni facciali, di pause temporali che accentuano il dramma ironico, di racconti di vita quotidiana per i quali le nostre nevrosi/ manie raccontate con ironia fanno scompisciare dalle risate. Il tipo calabro che sale al nord con ‘nduja sotto braccio, la donnina vamp tutta schizzata e poca sostanza, la moglie sempre incazzosa, il falso tuttologo e via dicendo. Nessuna parolaccia, nessun bisogno di dettagli sessuali o di riferimenti politici.
È dura oggi giorno scrivere dei testi così, far ridere le persone col nulla e devo ammettere che questo qui è veramente un maestro, uno che ti trasforma il racconto di una giornata in un insieme di gesti, rituali cronici che se visti al microscopio, mettono a nudo tante nevrosi comuni.
Ad un certo punto, l’accento cambia e riconosco subito la macchietta che sta per arrivare: il muratore bergamasco.
Smetto di ridere.
Sapete, non si può dire che quando lo scherzo ti coinvolge in prima persona, faccia piacere e la prima reazione, sentendomi tirata in ballo, è stata di fastidio.
La platea ride, lui continua ed io penso ” che faccio rido? ” Perché in effetti, lo sketch era simpatico, nulla di offensivo, il solito pota pota e la cazzola in mano.
Che se ci pensate bene, la figura del bergamasco nel cantiere a Milano è ormai sdoganata in tutta Italia, chi non ti dice alüra o pota appena viene a conoscenza che sei di Bergamo.
Ma è come se avesse fatto il Signor Brambilla da Milano col panettone in mano, Carmelo da Palermo con baffetti e coppola o Gennaro da Napoli con la scatola vuota di una videocamera.
Insomma l’ironia è spietata, ti fa morire dal ridere ma a volte ci puoi cascare dentro pure tu.
Non si può andare a vedere un cabaret e chiedere preventivamente al comico quali personaggi prenderà per il culo o mica ci si può alzare a metà spettacolo dopo aver riso mezz’ora alle spalle altrui.
Quindi ho capito che le persone intelligenti accettano lo scherzo, anche quando coinvolge loro direttamente e magari, traggono spunti per che so, riflettere sul lato macchietta che ognuno di noi almeno in minima parte rispecchia.
Torni a casa con ancora il sorriso sulle labbra e dici “porca vacca, ha ragione, faccio proprio così!”
Tutto questo per dire che se non accettate l’ironia, vi consiglio di non andare a vedere il cabaret né di continuare a leggere i miei post, non ne capireste mai il valore e non ne trarrete di certo alcun beneficio: chi non sa ridere di se stesso, non sarà mai una persona obiettiva.
Essere permaloso con i propri difetti e sadico con quelli degli altri non denota certo grande apertura mentale.
Nessuno è perfetto, ma l’ironia secondo me è linfa vitale per gli Dei, quindi non di certo alla portata di tutti.

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