In spiaggia, vent’anni. Parlo con un architetto tedesco affascinante, gli snocciolo a menadito le opere di Kant e cito pure le frasi più interessanti della critica della ragion pura in tedesco. Sudata fradicia ma orgogliosa di aver dimostrato cotanta sapienza lo guardo e vedo orgogliosa dello sbigottimento nei suoi occhi. L’ avevo steso, ce l’avevo fatta, provai quello stesso senso di onnipotenza che nel film Scarface spinge Tony Montana a collocare nel salone un obelisco con scritta lampeggiante “the world is yours”. D’un tratto, ruppe il silenzio e disse “Zcuza ma che taglia portare di regghiseno?” Da quel momento e per tutti i venti successivi, che fosse Nietzsche al posto di Kant, la primavera araba anziché il ratto delle Sabine, che fossi in costume od in tuta e che lui fosse un architetto od un macellaio poche cose ho avuto chiare in vita, ma di certo una l’ho imparata: di Kant non gliene frega un cazzo a nessuno. Ed ora via, verso nuove avventure!