Se molti 50enni hanno smesso di cercare lavoro è anche a causa di ragazzini incamiciati e saccenti che gli si parano davanti con quel ceffo da “ringraziami se ti trovo un lavoro”.
E li capisco, chi non vuol più sentirsi inadatto e rifiutato.
Una decina di anni fa feci l’ultima intervista della mia vita proprio con una di queste: laureata in filosofia, ma ditemi voi, archeologa no?
Arrivo puntuale all’appuntamento ma mi lascia 30 minuti nell’ingresso, seduta tra uno che voleva consegnare il cv e un altro che doveva ritirare la busta paga.
Avrà avuto sì e no 25 anni e qualcuno doveva averle insegnato di controllare i miei movimenti: se accavalassi le gambe, se mi toccassi i capelli ripetutamente, se mi fossi mordicchiata il labbro, continuava a fissarmi e si rizzava sulla sedia al mio primo movimento scomposto.
Io avrei voluto dirle che mi muovevo per colpa di quella sedia scomodissima, ma la lasciai trastullarsi con la sua psicoanalisi spiccia da posta di Cioè .
Arriva e si presenta come Dottoressa mentre a me si rivolge con signora.
Risponde ripetutamente al cellulare mentre io, come giusto che sia, l’avevo silenziato.
Si cercava un responsabile commerciale e questa sapeva solo che:
L’ufficio era a Monza;
L’azienda era nel settore metalmeccanico;
Il Ral sarebbe stato commisurato alle effettive competenze ed esperienze, peccato che non mi chiese nulla di più specifico che da quanto lavora qui? Perché ha lasciato la vecchia azienda? Come si vede tra dieci anni?
E poi mi passò 3 fogli, circa 150 domande da crocettare, mentre lei andava a farsi un caffè con la collega parlando del week end al lago appena trascorso.
Io decisi dopo 40 minuti di quelle scartoffie da riempire dove mi veniva chiesto di compilare un test psicologico e di scegliere in una scatola tra 3 palline, la rossa, la bianca o la nera, di posare la biro, tirare su la testa e chiedere:
Dottoressa prima di continuare, potrei cortesemente conoscere l’inquadramento offerto?
Indignata, mortificata e stizzita per quella domanda, mi rispose : solo i candidati che passeranno la seconda selezione, sapranno il compenso offerto dall’azienda.
Bene signorina, faccia i miei migliori auguri ai fortunati finalisti, mi scusi ma io ora torno a lavorare.
Tu vuoi sapere tutto di me ed io non ho nemmeno la possibilità di sapere se ne varrà la pena? Non esiste.
Ora basta, va bene la crisi, l’offerta che supera la domanda ma l’obbligo di affidare le selezioni a persone formate e professionali è il primo monito per capire se l’azienda ricercatrice è una’azienda seria o la solita fuffa da turn over ai massimi livelli.
Non perdete tempo e giornate intere davanti a bambocci che si credono Dio in terra solo perché sanno che alla tua età, il ricollocamento sarà molto difficile, non fatevi guardare come leoni allo zoo e trattare con sufficienza, il rispetto è alla base per qualsiasi rapporto lavorativo, anche quando lo si cerca e lo si offre.
E poi pretendete di conoscere subito il livello salariale, è un diritto anche vostro.
E a voi ragazzini freschi di titolo blasonato, ricordatevi sempre, che è un attimo nella vita ritrovarsi dall’altra parte della scrivania.
Un pensiero su “Selezione del personale: chi seleziona i pessimi recruiters?”