Finalmente l’appartamento al piano di sotto ha trovato nuovi inquilini.
Ovviamente il trasloco si fa il sabato e la domenica. Per le scale si sente solo “amore lo prendo io, tu stai lì, tesoro questo dove lo vuoi, cucciolo sei stanco?” E via così, da due giorni. È alquanto lampante che si tratta di una giovane coppia che ha scelto quell’appartamento come primo esperimento di vita comune.
Certe frasi non le sentivo dal 1997, tutt’al più, nel mio condominio si sente “cazzo non hai messo la macchina in garage? ” intanto che esci, porta almeno fuori l’immondizia!” quindi questa nuova ventata di romanticismo, sta destabilizzando il nostro vivere comune. Sì perché ti catapulta in una realtà a cui non pensavi più: i primi anni di vita insieme. Quando sei così felice nonostante siano 24 ore filate che pulisci e scarti pacchi, che non stai a guardare se tu fai sette volte più di lui, quando non vedi l’ora di andare insieme a fare la spesa per preparargli il suo piatto preferito e terminare la giornata inaugurando il talamo conviviale più che nuziale. Scendo le scale avvolta da continue risate e rumorosi commenti dolciastri quando incrocio quella del piano quarto: ci guardiamo con quel mezzo sorrisetto come per dire “dagli sei mesi e cominciano a litigare per l’indifferenziata” . Brutto da dire lo so, ma terminato il trasloco, messo apposto tutto e saltato una decina di volte sul letto, si sa come finisce. Si incolla sul frigor il calendario del ritiro rifiuti settimanale, si decide che non si può mangiare tutte le sere la stessa cosa, ci si accorge che in quel nido d’amore uno fa molto meno dell’altro, che la tv accesa a mezzanotte dà fastidio, che non è possibile tornare la sera e non parlare mai, che se tu vai in palestra allora io esco con gli amici, che dormire con uno che russa non è bello, che se tu fai la doccia non puoi usare tutto il bagnoschiuma perché poi io come faccio, che se tu vuoi guardare la partita, allora io vado di là e tu vieni dopo….e gli orari di rientro serale si allungano, sparisce quella frenesia di correre a casa e tutto si calma, per le scale e dietro la porta.
Che se ci pensi bene, una bistecca in più potresti pure mangiarla, che la partita tutto sommato potrebbe pure piacerti, che se russa un po’ non muore nessuno, che se non parla, forse è solo stanco e che se la casa non è così in ordine, non verrà la polizia ad arrestarti.
Alberoni nel suo libro “appunti sull’amore” sostiene che il sentimento mancante viene spesso colmato dalla critica; quando non si è più interessati all’altro a prescindere, la tua mente risponde attuando un piano diabolico: mi interessi ancora, non voglio rinunciare a te e te lo dimostro chiedendoti di cambiare come sei, per tornare ad amarti come eri.
E si comincia a parlare di amore a tavolino: tu da oggi fai così, io da domani faccio cosà e cerchiamo di ritrovare quello che ci faceva emozionare prima senza pianificazioni né strategie, che se ci pensate bene, è un controsenso mostruoso…
Perché lasciarsi è devastante, non è solo una sconfitta personale, è un lutto sociale e molte volte, piuttosto che ammetterlo e arrendersi, ci si accontenta di non essere felici in due. E sul frigor, accanto al calendario dei rifiuti, appare un altro vademecum immaginario: le regole del vivere bene insieme, dal c’eravamo tanto amati al cerchiamo di sopportarci facendo del nostro meglio.
Arrivo nell’atrio e lì incrocio : sporchi di polvere, carichi di scatoloni, distrutti fisicamente, ma tanto felici. Speriamo che non dimentichino mai l’amore di questi giorni.